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IMPRESSIONI DI NOVEMBRE non toccate le scuole: se manca lo sguardo sul futuro, non pagano solo i bambini, ma la paghiamo tutti...

di Aldo Fortunati

 

... il virus, oltre ad essere il risultato di un errore che abbiamo provocato giocando con la promiscuità interspecifica, “sarebbe /potrebbe /avrebbe potuto” (ognuno scelga una delle tre possibilità) essere lo spunto per riorganizzare il nostro sguardo sul futuro ...

Intanto, dai numeri di questi giorni sembra che – per storpiare con una punta di amaro sarcasmo la celebre citazione – l’atteso, più che l’inatteso, sia accaduto … e promette di farci compagnia nei prossimi mesi, se – come sembra prevedibile – potremo contare su una strategia vaccinale concreta più probabilmente fra una dozzina di mesi che, come dai soliti annunci ottimistici, fra una dozzina di settimane.

Ma, nonostante l’evidente criticità della situazione e in particolare l’evidente autonomia che il virus mostra rispetto alla tempistica di definizione e attuazione delle regole del caso (in questo caso un decreto al giorno NON toglie il medico di torno), il modo in cui i governi europei si occupano del problema somiglia tristemente al modo in cui siamo abituati ad essere informati del ritardo dei treni quando arriviamo in stazione per prenderli. Si comincia con l’annuncio di un ritardo di pochi minuti, che poi diventano progressivamente di più e poi di più ancora, fino al momento in cui può capitare che l’annuncio finale sia che il treno è stato infine soppresso.

E sia come sia quando si tratta di treni – in ritardo e con un po’ di malumore si arriva prima o poi dove si deve arrivare – ma se il tema diventa quello della salute pubblica di fronte a una pandemia che non ha strumenti di controllo diversi da quelli del contenimento del contagio, il rischio di arrivare tardi diventa un rischio davvero pericoloso, perché la velocità necessaria non è quella della pronta reazione o della rincorsa, ma quella del saper giocare in anticipo.

Inoltre, la misura non possono essere le terapie intensive e il loro livello di saturazione ... sarebbe come dire che la cultura della guida sicura è la qualità degli airbag con cui sono equipaggiate le nostre automobili.

Ora, che la democrazia abbia i suoi rituali, mediante i quali si garantisce – pur con un cospicuo dispendio (e una buona dose di dispersione) di energia – l’equilibrio della convivenza civile è un punto che sarebbe sbagliato trascurare o dimenticare rivendicando la necessità di un governo fondato su un sistema di controllo capace di ricondurre il rispetto delle regole alla coercizione delle persone piuttosto che all’investimento sulla loro responsabilità.

Però non esageriamo, e facciamo qualche esempio concreto.

Intanto non si può sentire che dobbiamo tenere in equilibrio salute e economia, perché – semplicemente – la salute non è un tema da tenere in equilibrio ma una condizione pregiudiziale della convivenza civile. Punto.

Inoltre, non si può assistere a una situazione nella quale si gioca a ping-pong per far fare a un altro quel che si preferisce non fare. È un gioco pericoloso sempre, ma di fronte a una pandemia è del tutto evidente che non ci possono essere regole diversificate, ma occorrono regole definite in generale da applicare tenendo conto delle condizioni locali.

Infine, se gli indicatori individuati per fare la diagnosi sono ben 21, questo promette di per sé – anche se non ci fosse il problema di cui sopra – tempi di rilevazione/calcolo/decisione che sono troppo più lunghi rispetto ai tempi di diffusione del virus, al quale basta che un indicatore – quello della profilassi dal contatto sociale – vacilli per galoppare felicemente alle (meglio sulle) nostre spalle.

In tutto questo – e non costituisce motivo di particolare conforto, né tantomeno di vanto, il fatto di essere una decina di giorni in ritardo (o in vantaggio) rispetto ad altri Paesi europei – i bambini rischiano come al solito di andare a finire dove capita e anche quando si dimostra – come è stato dimostrato – che la scuola è il posto più sicuro che ci sia, siccome per stare a scuola bisogna andarci e siccome per andarci ci si deve muovere in tanti, allora tanto vale chiudere le scuole e stare a casa, come se non si fosse capito che proprio la casa è il luogo privilegiato per la trasmissione del contagio.

Vedremo cosa diranno le prossime ore e quali saranno le nuove decisioni sul come gestire la situazione. Noi speriamo che si definiscano finalmente turni per realizzare condizioni di presenza compatibili con una mobilità sociale meno affollata in poche ore e speriamo che così si possa garantire la continuità di apertura dei servizi educativi e del maggior numero possibile di scuole (come sembra di fare per lo più il resto dell’Europa).

Ma intanto ringraziamo le donne e gli uomini della scuola, a cominciare dalle educatrici dei nidi e dalle insegnanti delle scuole dell’infanzia, che stanno garantendo che ai bambini e ai ragazzi non manchi l’ingrediente della socialità come occasione e requisito indispensabile per costruire la propria cittadinanza responsabile e critica.

Grazie anche perché ci aiutano – attraverso il loro lavoro quotidiano con bambini e ragazzi – a pensare e a praticare l’idea che il futuro si costruisce non tanto creando le condizioni per riprodurre il passato – come spesso chi governa pensa a proposito del dopo pandemia – ma definendo nuovi orizzonti di immaginazione e nuovi equilibri capaci di tenere insieme le diversità perché non diventino come al solito discriminazione e di definire nuove condizioni di equilibrio fra la nostra umanità e il pianeta che la ospita.

Lavoriamoci insieme.








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