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IMPRESSIONI DI DICEMBRE alla ricerca del senso del Natale...

di Aldo Fortunati

 

Sebbene sia del tutto chiaro che non stiamo uscendo fuori dal problema ma, almeno per ora, sta semplicemente diminuendo la velocità con cui ci stiamo ancora saldamente infilati dentro, le cose vanno meno peggio di qualche settimana fa e meglio andranno nelle prossime.

A proposito … dopo aver deciso cosa è aperto e cosa è chiuso e a che ora si può o non si può circolare, non sarebbe più semplice – e più rispettoso dell’intelligenza e del potenziale di senso civico delle persone – puntare sui motivi – solo se è necessario – e sulle condizioni – solo con le opportune strategie di protezione – piuttosto che indicando regole che oggettivamente non mettono tutti sullo stesso piano?

Sia come sia – sembra confermato che ogni progresso fuori dalla situazione di crisi dipenderà dal livello di espressione dell’intelligenza delle persone, sia di quelle che stanno lavorando per il vaccino, sia di tutte le altre, che con il loro comportamento individuale possono guidare la curva pandemica verso l’alto o verso il basso.

A parte quanto sopra, in molti hanno detto – prevalentemente con superficiale faciloneria – che le crisi non accadono per intenzione, ma che quando accadono è vantaggioso sfruttarle per riflettere su come inserire nell’immaginario – e nella realtà – elementi di novità.

Si tratta di un tema molto serio e proprio per questo degno di non essere liquidato in uno slogan. Ora, è difficile non rilevare – anche solo a proposito degli slogan – un clamoroso lapsus che, tradendo nelle parole un orientamento mentale, la dice davvero lunga su come non stiamo sfruttando le circostanze emergenziali per rinnovare il nostro sguardo sul futuro. Sebbene infatti sia a tutti noto che le decisioni prese per il rilancio abbiano un nome ben preciso – NEXT GENERATION EU – in realtà si sente parlare di RECOVERY FUND; e la differenza è davvero forte perché parlare di “fondo di recupero” vuol dire studiare come ripristinare la situazione di prima e non come immaginare e costruire un quadro di prospettiva per le “nuove generazioni”.

Ora, sarebbe sbagliato – e non ci interessa – eccepire su quel che si sarebbe già potuto fare proprio sfruttando il lock-down e le pause forzate di tanti mesi ormai – pensiamo alla copertura integrale del paese con internet, alla manutenzione delle scuole, allo sviluppo della didattica digitale per i più grandi o anche – infine ma non da ultimo – a investire concretamente per rafforzare l’offerta dei nidi e dello 0-6.

Gestire una emergenza inedita non è uno scherzo ed è troppo facile criticare chi ha avuto in questo periodo responsabilità di governo.

Oggi però siamo nel preludio dell’uscita dalla seconda ondata di crisi pandemica, siamo in prossimità di poter disporre di un vaccino nei prossimi mesi ed è programmato di uscire dallo “stato di emergenza” alla fine del prossimo mese di gennaio.

Possiamo iniziare a programmare non solo il risarcimento delle ferite ma anche il futuro?

Crediamo di si, e che si siano anche alcune buone condizioni per poterlo fare:

  • Pochi obbiettivi chiari e non lunghe liste di progetti: l’interesse generale, oltre la pur opportuna e necessaria prospettiva del ristoro, necessita di scelte definite e selettive
  • Restituire dignità alle competenze per finalizzare bene le risorse disponibili, coniugando l’attenzione alla loro gestione trasparente con la prospettiva di non annegare tutto nella burocrazia, antico vizio che non ha mai prodotto vantaggi
  • E infine, pensando ai bambini, rilanciare davvero il quadro delle opportunità educative per restituire loro lo spazio di espressione e protagonismo che meritano di avere

Vogliamo dedicare questi pensieri alle ragazze e ai ragazzi che, pur rispettando disciplinatamente le restrizioni della didattica in presenza, stazionano davanti alle scuole con il loro pc e con la mascherina, manifestando in modo civile e composto il loro desiderio di “essere insieme”.

Proprio queste ragazze e questi ragazzi ci aiutano a non dimenticare che investire sull’educazione costa molto meno che pagare le conseguenze dell’ignoranza e, ancora, che senza educazione le forme stesse della democrazia rischiano di diventare solamente scatole vuote.

Che siano questi pensieri – e non la nostalgia di mancate baldorie – ad accompagnarci nel vivere in modo ancor più profondo il senso del prossimo natale.

 

Pensiamoci insieme.








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